Stavo pensando già da un po’ a questo post, ma non volevo infamare della gente che lavora...ma hanno esagerato e mi è partita la polemica!

Postamat

Il postamat si è smagnetizzato a fine settembre 2009. Vado in Posta a richiederne uno nuovo e mi rispondono che ce l’hanno pronto, ma devono recapitare al mio indirizzo il codice pin. “5 o 6 giorni massimo” dice la Sig.ra all’ufficio postale.
Passa una settimana e non mi arriva posta...Passo così un mese ad andare due o tre volte a settimana a sollecitare all’ufficio postale, lamentandomi del servizio. La Sig.ra mi risponde di utilizzare la carta di credito come Postamat, tanto è uguale! Eh no che non è uguale cara Sig.ra! Mi consiglia allora di andare all’ufficio postale del paese vicino, cioè la sede dove smistano la posta. Aspetto mezz’ora, ma mi liquidano dicendo: porta pazienza. E’il 9 di dicembre e il codice pin non è ancora arrivato. La Sig.ra mi ha detto che è stato smarrito, ed è stata la sorte anche di altre persone! Come si dice? Mal comune mezzo gaudio? Beh, io non la penso proprio così! Ho passato quindi gli ultimi mesi ad andare in Posta e prelevare i soldi dal mio conto con un assegno.
L’ultima me l’hanno combinata l’altro giorno, quando mi hanno detto di rifare la firma dietro un assegno, perché era uno “scarabocchio”, non si capiva niente!
Una decina di giorni fa arriva il postino e mi dice sorridendo “non è quello che credi”. Io cado dalle nuvole e dico “come scusi?”. “Non è il codice pin” replica il postino. “Ah, non mi interessa. Non ho più il conto in Posta.” Quanto vorrei una foto della faccia del postino in quel momento!

Avrei altre critiche da fare, ma non intendo offendere nessuno, semplicemente volevo presentare i fatti e lasciare che si commentino da soli...

Concludendo, lasciamo fare alle Poste il loro mestiere...peccato non facciano bene neanche quel servizio!


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Pubblicato da Laura on mercoledì 9 dicembre 2009
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Dal 5 all’8 novembre a Verona si è tenuta la FieraCavalli, un evento che dovrebbe prevedere un abbonamento per tutti i quattro giorni, tanti sono gli eventi e le opportunità per gli appassionati di equitazione.


Più di 153 mila visitatori, oltre 720 espositori e 920 giornalisti, più di 2.500 cavalli da tutto il mondo: solo alcuni numeri per dare l’idea della notevole importanza di questa Fiera, la maggiore del settore equestre nel panorama europeo.

FieraCavalli è giunta alla sua 111° edizione, la prima si è tenuta nel 1898 in Piazza Bra (dove sorge l’Arena) con il nome “Fiera semestrale dei cavalli”. Per gli appassionati è una tappa annuale obbligata: gli espositori hanno modo di promuovere l’attività, i visitatori di partecipare alle gare, di farsi un’idea del vasto panorama di razze per un eventuale acquisto; altri, approfittare delle offerte nell’abbigliamento o attrezzature per il cavallo.


Per un evento di tale portata è necessaria una buona organizzazione. Ecco perché diventa importante sottoporre ad analisi i vari aspetti organizzativi della Fiera:


Promossa:


  • l’organizzazione stessa della Fiera, impresa non facile quando si tratta di animali (non si tratta di vendere delle moto!);
  • libretto informativo sulla monta western: esibizioni, gare e altre informazioni sul programma giornaliero della Fiera per appassionati della sola monta americana;


per quanto riguarda i contenuti:


  • Pat Parelli: la loro dimostrazione è stata molto efficace. E' stata riscontrata una crescente sensibilità delle persone per la doma dolce negli ultimi tempi e l'afflusso del pubblico attorno all'arena Parelli lo dimostra;
  • Carta Etica: un applauso all’onorevole Francesca Martini che ha firmato questo documento chiedendo l’impegno a tutto il mondo equestre di rispettare e curare il cavallo, contrastare il fenomeno del doping ed evitare la macellazione degli esemplari a fine carriera.


Bocciata:


  • mancanza di prodotti promozionali. Perché non offrire all’entrata un piccolo oggetto in omaggio, magari con un buono sconto da utilizzare in uno degli stand della Fiera?
  • molto il materiale informativo cartaceo, ma dove metterlo? Perché non regalare una borsina? Al Blogfestival avevano dato in omaggio una borsina di tela...che non serviva come alla FieraCavalli, ma è stata apprezzato;
  • mancanza di brochure con la mappa dei padiglioni. All’entrata già nella tarda mattinata di sabato erano finiti e l’hostess ha indirizzato i turisti a reperirli all’ info point (che precisamente non sapeva dove fosse). Diversi i turisti costretti a fotografare un cartello con la mappa! Ci si può imbattere quasi per caso nell'info point e non c’è hostess a cui chiedere informazioni, ma una porta socchiusa e un tavolo con le brochure....finalmente! Perché non sistemare uno stand informativo all'ingresso della Fiera con hostess preparate?
  • tempismo: organizzare tutti quei cavalli e cavalieri non è certo impresa facile, ma non si può scrivere che alle 18.30 c’è il Cutting e alle 19 ancora non aver cominciato.
  • al padiglione “Giardino dei Desideri” doveva esserci l’introduzione di un libro, ma non c’erano segnalazioni al riguardo. Per gli eventi che spostavano di sede c’era l’altoparlante che annunciava le modifiche, forse sarebbe stato utile che nel padiglione stesso venisse in qualche modo annunciato l’evento, con qualche minuto di preavviso, in modo da richiamare curiosi e indirizzare le persone già interessate.
  • servizio ristoro: tempi di attesa di quasi un’ora per due panini e patatine per una mancanza di divisione dei compiti.


Nonostante questo l'amore per il mondo equestre porta ogni anno migliaia di visitatori a chiudere un occhio sui disagi e godersi una bella giornata! Non dimentichiamo inoltre che per gli addetti ai lavori sono previsti convegni, infatti FieraCavalli è un' occasione per fare il punto della situazione su tematiche legate al mondo equestre. Peccato per la sensazione generale di smarrimento...Insomma, può capitare di non sapere quale mossa fare!



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Pubblicato da Laura on giovedì 12 novembre 2009
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Il cane è un predatore, il cavallo una preda. Eppure si può rimanere affascinati da entrambi, parola di Laura. Mi sono chiesta il motivo di questa attrazione per due specie così diverse: in parte ho risposto, ma sto ancora cercando. Non a caso la prefazione di questo romanzo è di Monty Roberts, il “sussurratore” di cavalli per eccellenza. Jan Fennell ha avuto modo di incontrare Monty alle sue prime esibizioni e di rimanere affascinata dal suo modo di comunicare con il cavallo: nessun metodo coercitivo per la doma, ma un linguaggio intimo e gestuale che crea un legame tra cane/cavallo e uomo basato sulla fiducia.

Trovo il romanzo indispensabile per chiunque abbia o desideri un cane. Il linguaggio è semplice ed efficace e contiene le istruzioni per insegnare i comandi di base. Inoltre sono descritti i principi per creare armonia in famiglia in cui il padrone deve giocare il ruolo di leader e il cane di membro subordinato, ma entrambi vivono rilassati e felici.

Riporto di seguito alcuni passi significativi che possano dare l’idea del contenuto del saggio. La Fennell riporta anche alcuni casi di problemi comportamentali che ha risolto grazie ai suoi principi, dando fiducia ai neofiti e prova agli scettici che il metodo funziona:

  • Tutti i problemi che nascono con i nostri cani scaturiscono dalla loro convinzione di essere i leader del branco.
  • Dobbiamo avere la pazienza e la costanza di ribadire, giorno per giorno, la nostra leadership: solo allora il cane capirà di non avere la responsabilità della situazione e si rilasserà, riponendo fiducia nel nostro ruolo di leader.
  • La leadership si raggiunge attraverso il programma del “legame amicale”:

  1. quando il branco si riunisce dopo una separazione, chi è il capo?
  2. quando il branco viene attaccato o deve affrontare dei pericoli, chi lo proteggerà?
  3. quando il branco va a caccia, chi lo guiderà?
  4. quando il branco deve consumare il pasto, chi avrà la precedenza?

  • Quando un membro del branco esce di casa il cane entra in ansia da separazione perché si sente genitore sconvolto che non vede più il suo bambino. Quando quest’ultimo rientra il cane ribadisce la sua leadership saltandogli addosso. Cosa dobbiamo fare per evitarlo? Ignorarlo per 5 minuti, senza usare la voce o la violenza. Quando il cane ci mostrerà di essere tranquillo (sdraiato), possiamo richiamarlo e dargli qualche gesto di affetto.
  • Se il cane salta addosso al padrone o richiede insistentemente le coccole il padrone deve silenziosamente porre una mano sul petto del cane e spingerlo via delicatamente; è importante non usare le maniere forti né parlare. Anche dirgli solo “vai via” è un modo per far capire al cane che ci siamo accorti di lui, permettendogli così di raggiungere il suo scopo. Soltanto una volta passati i cinque minuti, si può iniziare a coinvolgere il cane, sottolineando così l’avvio di una nuova leadership. Molti ritengono crudele ignorare il cane nel modo che ho appena descritto. La mia risposta in questi casi è sempre la stessa: se si riesce a iniziare un rapporto con il cane partendo con il piede giusto, si potrà godere al meglio la sua compagnia. Se ci è consentito portare avanti gli altri compiti di casa senza essere disturbati, saremo in grado di trovare il tempo da passare con i nostri cani e sarà un tempo di qualità. Chiunque possieda un cane può raggiungere questo obiettivo fin dall’inizio; non dico di ignorare i nostri animali da questo momento in poi, potremo ancora coccolarli, ma secondo le modalità della specie. Anche i cani saranno più felici, perché non ci sarà più confusione riguardo a chi deve farsi carico dell’altro.
  • Il cibo viene fornito dal leader. Quindi se lasciamo il cibo sempre a disposizione del cane vuol dire che il cane stesso è il leader. Occorre togliere la ciotola mezzora dopo averla consegnata al cane; se il cane non ha finito di mangiare non importa, la volta successiva capirà che dovrà mangiare in quel lasso di tempo deciso dal leader.
  • I bambini piccoli è meglio non si lascino da soli con i cani, ma a 3 o 4 anni sono già in grado di partecipare al programma, soprattutto se gli viene presentato come un gioco (per fargli smettere di carezzare il cane bisogna infilarsi le mani in tasca!).
  • Zucchine e ananas danno uno sgradevole odore alle feci in caso avessimo un cane con comportamenti di coprofagia.
  • Uno degli aspetti in comune con l’uomo è l’egoismo innato: in qualunque situazione il cane si domanda: “che cosa ci guadagno?”
  • Oggi chi sa vivere in armonia con un cane deve ringraziare più il caso che non le sue conoscenze specifiche, perché è andato perso quel linguaggio istintivo e non verbale che condividevamo con l’animale.
  • Quando due cani si riuniscono dopo una separazione avviene il “saluto ritualizzato”: il membro subordinato lecca il muso del leader.
  • Se il cane ci salta addosso quando torniamo a casa non lo fa perché vuole giocare ma per darci il benvenuto nel branco di cui crede di essere il capo.
  • Noi dobbiamo comportarci da lupo Alfa: ignoriamo i comportamenti indesiderati o eccessivi del cane mentre lodiamo quelli positivi.
  • Per la condotta al guinzaglio bisogna fermarsi ogni volta che il cane inizia a tirare (a mio parere, questo richiede infinita pazienza, ma il tempo che si perde all’inizio si recupera in un buon rapporto col cane poi).
  • Quando il cane entra in un posto sconosciuto, come una nuova abitazione, gli occorrono 48 ore perché valuti l’ambiente e un paio di settimane per individuare il suo posto nella famiglia.
  • Quando un cane appoggia la testa sul collo dell’altro comunica la sua leadership. Anche noi dobbiamo “sfruttare” queste parte vulnerabile.
  • Non accettare mai il gioco del “tiro alla fune” perché il cane si può rendere conto della sua superiorità fisica.

Aggiungo una nota per le anime più sensibili: “leader” non è l’equivalente di “padrone”. Con il metodo di addestramento dolce descritto in questo libro ed effettuato da altri comportamentisti di successo, viene chiesto al cane di eleggere il leader, mentre nessun comando viene imposto al cane dal momento che c’è una reciproca fiducia.

Nei prossimi giorni saranno pronte le recensioni di “Parla con il tuo cane” (il seguito di “Ascolta il tuo cane”) della Fennell, “L’uomo che parla ai cani” di Cesar Millan e “Join-up. La saggezza del cavallo per l’uomo” di Monty Roberts.

Ci tengo molto ad informare sull’etologia del cane e del cavallo perché ci sono libri semplici con principi efficaci che consiglio di leggere ad ogni proprietario di queste splendide creature. Non scoraggiatevi se trovate difficile mettere in pratica i consigli o non vedete risultati: io ho cani con disturbi comportamentali e per me è una sfida giornaliera trovare la soluzione ai nostri problemi di convivenza. Perché mi ostino tanto? Amore.

Buona lettura e aspetto consigli per altri libri!


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Pubblicato da Laura on lunedì 2 novembre 2009
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Ieri sera, venerdì 9 ottobre, si è svolta presso la Sala Civica di Solferino (MN) la conferenza sugli “animali artisti” tenuta da Giorgio Celli.

Arrivare alla sala civica non è stato semplice dato che né sul sito né in paese erano presenti indicazioni (fatta eccezione per delle piccole locandine vicino alla sala). Per fortuna che la comunicazione tra persone esiste ancora: mi sono fermata a chiedere e sono riuscita ad arrivare all’incontro, con qualche minuto di ritardo, ma niente di grave (Celli stava introducendo il discorso su Congo, una storia che già conoscevo).

Fondamentalmente per me è stato un ripasso di Sociobiologia ed Etoecologia, ma ho anche imparato qualcosa di nuovo: ad esempio ho visto un filmato su esperimenti per valutare l’intelligenza degli scimpanzé. Il discorso partiva dagli stilemi degli scimpanzé (vortici, cerchi e ventagli), raccontando come gli artisti moderni ritornino a manifestare quelle forme. Un’involuzione dell’uomo quindi, capace di evolversi e ritornare alle origini, mentre lo scimpanzé si è fermato a quelle stesse radici. Dopodiché il professor Celli ha confutato la capacità artistica di elefanti e gatti, perché incapaci di pensare ad un disegno: sarebbe interessante discutere con coloro che hanno esposto alla biennale di Venezia opere di questi animali.

Il discorso è poi continuato riferendo di studi che hanno confrontato l’arte dei bambini e quella degli scimpanzé (ho visto a Bologna una mostra dove disegni fatti da scimpanzé erano affiancati a quelli realizzati dai bambini). Gli studiosi si domandano se gli scimpanzé non arrivino a gradi superiori di arte figurativa: infatti anche se una scimpanzé, alla domanda “cosa hai disegnato?” risponde nel linguaggio dei segni “un uccello”, ed effettivamente le linee tracciate possano darne l’impressione, manca ancora un certo grado di realismo. Bisogna dire però che gli scimpanzé dipingono per diletto: infatti sono loro a decidere quando l’opera è terminata e non tracciano semplici linee per ottenere una ricompensa da parte dello studioso.


Al termine della conferenza sono state fatte due domande:

“Gli scimpanzé usano come noi l’arte per comunicare?” “Gli animali sono intelligenti e come ce lo dimostrano?”

Alla prima domanda Celli ha risposto che abbiamo esempi di arte moderna che non raffigurano il mando reale ed il quadro racconta sé stesso: a volte è solo la bellezza che ci affascina.
Alla seconda domanda, invece, il professore ha risposto che la differenza tra noi e gli animali risiede nella “quantità d’intelligenza”, non nella “qualità d’informazioni”. Oltre a questo, un‘ulteriore differenza risiede nel linguaggio verbale come mezzo di comunicazione esclusivo dell’uomo. A me sorge spontaneo pensare ai pappagalli che comunque parlano (e addirittura sanno discriminare gli oggetti, come nel caso di Alex) ma non usano certo questo mezzo di comunicazione tra conspecifici. Non possiamo affermare che non ci sia intelligenza dove vediamo un ragionamento.

Vorrei però parlare ora dei mezzi di comunicazione impiegati per questo evento, in un caso degli strumenti usati nella presentazione, nell’altro sulla pubblicizzazione della conferenza stessa:

Giorgio Celli ha un ottima dialettica, incuriosisce e rapisce con il suo esteso sapere e, a differenza di altri suoi colleghi, risponde in modo pertinente a tutte le domande, anche a quelle che risultano banali agli addetti ai lavori. Usare delle immagini invece di slide fitte di testo aiuta l’ascoltatore a seguire ed essere più partecipe, ma utilizzare delle vecchie diapositive può forse indurre a pensare che, forse, il discorso sia stato ripetuto innumerevoli volte, senza variazioni significative.

Per quanto riguarda la “pubblicità” dell’evento basti pensare che ero l’unica studentessa in sala tra 60 persone. La maggior parte erano uomini e donne con famiglia, sulla cinquantina: probabilmente appassionati del personaggio televisivo Giorgio Celli, piuttosto che docente. Vorrei che parlasse ai giovani e li spronasse perché tanto è stato scoperto, ma tanto c’è ancora da fare e mi sarebbe piaciuto sapere fino a che punto si è arrivati e in quale direzione, su quali argomenti, intraprendere degli studi.Forse l’assenza di giovani si può collegare anche con la scarsità d’informazioni sul sito stesso o su altre piattaforme.

Sarebbe stato inoltre interessante, secondo me, se il professore avesse invitato un suo studente a presentare una tesi o un progetto di ricerca. Penso che la gente debba essere consapevole del fatto la ricerca è interessante: per fare questo, le persone devono vedere le facce di chi lavora con l’etologia, devono vedere il loro entusiasmo.

Quando Celli ha accennato all’importanza della bellezza negli uccelli giardinieri sono rimasti tutti a bocca aperta: è importante conoscere gli animali, conviviamo con loro e non possiamo ignorarli; in questo modo, conoscendoli, anche chi non li ama può iniziare ad apprezzarli.

Io sono felice da questo punto di vista, perché so di poter far “conoscere” cani e cavalli e di farli amare.




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Pubblicato da Laura on sabato 10 ottobre 2009
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Pubblicato da Laura on venerdì 9 ottobre 2009
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La scusa per cominciare questo post è avvisarvi della rassegna di eventi di Mosaicoscienze su etologia e ambiente.
La prossima, alla quale parteciperò è:

Venerdì 9 ottobre 2009 – SOLFERINO – ore 21 – Sala Civica: “Gli animalisti artisti: dalle scimmie pittrici ai gatti e agli elefanti”, a cura del prof. Giorgio Celli, Emerito Università di Bologna

La vera motivazione di questo post è l'urgenza di esprimere la mia visione di non-comunicazione in ambito scientifico.

Riguardo al programma di eventi citati sopra sul sito di Popolis si legge:

1) conferenze; relatori di fama a livello scientifico
2) l’appendice di MosaicoScienze 2009 vuole rappresentare un percorso di partecipazione tra scienza e cultura del territorio tra le colline moreniche del Garda.
3) i singoli eventi vogliono essere momenti di riflessione e allo stesso tempo proposte di valorizzazione della cultura locale. Non mancheranno il sostegno e l’appoggio di altri enti provinciali come Strada dei Vini e dei Sapori Mantovani, Consorzio Agrituristico Mantovano, Iat Alto Mantovano e Sistema Bibliotecario Ovest Mantovano, a dimostrazione dell’intenzione dell’associazione di aprire i propri orizzonti e mantenere legami forti di collaborazionie con altre realtà territoriali.

Dal sito della Blogfest, che ha avuto luogo lo scorso weekend a Riva del Garda:
1) BarCamp è una rete internazionale di non conferenze aperte i cui contenuti sono proposti dai partecipanti stessi.
2) BarCamp è una nonconferenza, così come solitamente intendiamo per conferenza, che nasce dal desiderio delle persone di condividere e apprendere in un ambiente aperto e libero.
3) il BarCamp è una non-conferenza collaborativa, dove chiunque può “salire in cattedra”, proporre un argomento e parlarne agli altri, con lo scopo di favorire il libero pensiero, la curiosità, la divulgazione e la diffusione dei temi legati al Web. Una non conferenza (unconference) quindi una riunione il cui tema di discussione è deciso dai partecipanti piuttosto che prestabilito in anticipo dagli organizzatori, una riunione aperta i cui contenuti vengono proposti dai partecipanti stessi.

Io sono stata sabato alla Blogfest e posso dire, rispondendo anche a Libero, che quello che dà senso e importanza all'incontro sono le persone stesse: si mostrano "vere" uscendo dall'identità passatemi il termine "nascosta" di blogger. Riassumo? "Io sono il mio blog e ti dimostro che ho voglia di comunicare a 360°". Da quando ho visto nascere i blog ho cominciato a rendermi conto che avrebbe chiarito agli altri, ma soprattutto a me stessa la mia identità: quello che volevo apparire, ma prima di tutto essere (si fa presto a smascherare una falsa identità). Ad un certo punto ricordo addirittura di aver pensato che ci sarebbero state meno patologie psichiche dal momento che ognuno di noi poteva esprimersi, al di fuori dei limiti di tempo imposti dalla quotidianità, dal suo livello di socialità o delle occasioni reali, e ottenere soddisfazioni. Scrivere un blog è come parlare attraverso un grosso megafono dal cielo: qualcuno ti ascolterà e la tua rete sociale si espanderà.

Qual'è il problema?
Noi Scienziati tendiamo ad avere una visione deforme della realtà: pensiamo di poter avere successo con la "fortunata" conoscenza di quel docente, di tanto tempo passato sui libri, di un voto alto e gradito alle nostre famiglie, ma soprattutto non facciamo altro che lamentarci delle poche occasioni professionali, del governo che non investe sul patrimonio naturalistico e dell'ignoranza dilagante della gente che ci trova neotenici nel dedicare la vita agli animaletti (o alle piantine).

Soluzione:
Pensate che i Comunicatori siano più intelligenti di noi? No, solo più svegli!
Consigli:
- Cominciamo ad organizzare dei momenti di condivisione per un costruttivo scambio di informazioni (almeno, penso che le scoperte scientifiche possano viaggiare ad un ritmo più veloce se solo fossimo più generosi nella divulgazione).
- meno critica senza tuttavia perdere di rigore scientifico: nessuno sale in cattedra.
- colonizziamo internet! Mi capita di parlare con persone del "mio mondo" che preferiscono che un certo tipo di sapere sia tramandato di persona. Sono d'accordo sul formare della gente che sappia il fatto suo, ma escluderci dal web significa essere invisibili, mentre partecipare alla vita presente...almeno io solo di quella sono certa e ci tengo molto (discorso forse difficile da capire per i paleontologi) è esserci su internet. Solo con una buona visibilità potrò suscitare la curiosità di qualcuno al quale sarò tenuta a mostrare poi la mia capacità. Io penso che l'unica differenza tra noi e loro è proprio questa: noi lavoriamo sul campo, loro su un mac, ma il punto di partenza è il 2.0, per tutti. Noi abbiamo bisogno di loro, loro di noi: ma non è questo il meccanismo della socialità? Loro hanno il vantaggio di essere uniti, mentre noi siamo divisi per categoria (cinofili, amanti dei cavalli, amanti della fauna marina, selvatica...ma cosa ricaviamo a creare distinzioni? Una gran confusione e poco sapere! Attenzione, non parlo di formazione, sono d'accordo che servano specialisti, ma di informazione, quella che interessa anche al "cittadino").

Quindi, smettiamo di fare distinzioni: l'umanità è una, e io voglio essere insieme a chi vince.


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Pubblicato da Laura on lunedì 5 ottobre 2009

Mulo batte cavallo

Nuovo «lussureggiamento » scoperto, che riguarda le capacità intellettive, risultate superiori a quelle del cavallo e dell'asino. Ciò è quanto hanno dimostrato Leanne Proops, Faith Burtdeen e Britta Ostham delle Università del Sussex e di Canterbury e pubblicato, col titolo Mule cognition: a case of hybrid vigour, sull'ultimo numero di «Animal Cognition».. L'esperimento è consistito nel verificare, in muli, cavalli e asini, le capacità di abbinare simboli visivi (quadrati, croci, cerchi ecc.) all'ottenimento di una rimunerazione (una carota). Ebbene, le due specie pure e il loro ibrido hanno tutte dimostrato di saper apprendere a discriminare tra simboli, presentati a coppie, di cui solo uno garantiva la rimunerazione.

I muli, però, hanno veramente surclassato ( outperformed) sia i cavalli che gli asini mostrando, a parità di condizioni, prestazioni decisamente superiori e, comunque, risultate ad un'analisi statistica altamente significative. E ciò è senza dubbio un'evidente prova del loro lussureggiamento anche mentale. Le autrici informano che questo è il secondo caso noto, dopo i topi, di «eterosi intellettiva». Quanto al mulo, mi pare bello e utile concludere riproponendo la splendida ed ora ancor più suggestiva frase che Peter e Jean Medewar scrissero nel loro delizioso saggio intitolato «Da Aristotele a Zoo»: «La proverbiale cocciutaggine dei muli non va attribuita a niente di più profondo del loro uso da parte di persone abitualmente insensibili agli animali e indifferenti al loro benessere ». Chissà, forse sussurrando garbatamente ordini nelle loro grandi orecchie invece di prenderli sempre a bastonate, potremmo meglio apprezzarne l'ormai comprovata intelligenza. 

Danilo Mainardi


Proprio ora che sto entrando nel mondo della Zooantropologia del cavallo...la prossima volta penserò ai muli!




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Pubblicato da Laura on domenica 15 febbraio 2009
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