Ieri sera, venerdì 9 ottobre, si è svolta presso la Sala Civica di Solferino (MN) la conferenza sugli “animali artisti” tenuta da Giorgio Celli.
Arrivare alla sala civica non è stato semplice dato che né sul sito né in paese erano presenti indicazioni (fatta eccezione per delle piccole locandine vicino alla sala). Per fortuna che la comunicazione tra persone esiste ancora: mi sono fermata a chiedere e sono riuscita ad arrivare all’incontro, con qualche minuto di ritardo, ma niente di grave (Celli stava introducendo il discorso su Congo, una storia che già conoscevo).
Fondamentalmente per me è stato un ripasso di Sociobiologia ed Etoecologia, ma ho anche imparato qualcosa di nuovo: ad esempio ho visto un filmato su esperimenti per valutare l’intelligenza degli scimpanzé. Il discorso partiva dagli stilemi degli scimpanzé (vortici, cerchi e ventagli), raccontando come gli artisti moderni ritornino a manifestare quelle forme. Un’involuzione dell’uomo quindi, capace di evolversi e ritornare alle origini, mentre lo scimpanzé si è fermato a quelle stesse radici. Dopodiché il professor Celli ha confutato la capacità artistica di elefanti e gatti, perché incapaci di pensare ad un disegno: sarebbe interessante discutere con coloro che hanno esposto alla biennale di Venezia opere di questi animali.
Il discorso è poi continuato riferendo di studi che hanno confrontato l’arte dei bambini e quella degli scimpanzé (ho visto a Bologna una mostra dove disegni fatti da scimpanzé erano affiancati a quelli realizzati dai bambini). Gli studiosi si domandano se gli scimpanzé non arrivino a gradi superiori di arte figurativa: infatti anche se una scimpanzé, alla domanda “cosa hai disegnato?” risponde nel linguaggio dei segni “un uccello”, ed effettivamente le linee tracciate possano darne l’impressione, manca ancora un certo grado di realismo. Bisogna dire però che gli scimpanzé dipingono per diletto: infatti sono loro a decidere quando l’opera è terminata e non tracciano semplici linee per ottenere una ricompensa da parte dello studioso.
Al termine della conferenza sono state fatte due domande:
“Gli scimpanzé usano come noi l’arte per comunicare?” “Gli animali sono intelligenti e come ce lo dimostrano?”
Alla prima domanda Celli ha risposto che abbiamo esempi di arte moderna che non raffigurano il mando reale ed il quadro racconta sé stesso: a volte è solo la bellezza che ci affascina.
Alla seconda domanda, invece, il professore ha risposto che la differenza tra noi e gli animali risiede nella “quantità d’intelligenza”, non nella “qualità d’informazioni”. Oltre a questo, un‘ulteriore differenza risiede nel linguaggio verbale come mezzo di comunicazione esclusivo dell’uomo. A me sorge spontaneo pensare ai pappagalli che comunque parlano (e addirittura sanno discriminare gli oggetti, come nel caso di Alex) ma non usano certo questo mezzo di comunicazione tra conspecifici. Non possiamo affermare che non ci sia intelligenza dove vediamo un ragionamento.
Vorrei però parlare ora dei mezzi di comunicazione impiegati per questo evento, in un caso degli strumenti usati nella presentazione, nell’altro sulla pubblicizzazione della conferenza stessa:
Giorgio Celli ha un ottima dialettica, incuriosisce e rapisce con il suo esteso sapere e, a differenza di altri suoi colleghi, risponde in modo pertinente a tutte le domande, anche a quelle che risultano banali agli addetti ai lavori. Usare delle immagini invece di slide fitte di testo aiuta l’ascoltatore a seguire ed essere più partecipe, ma utilizzare delle vecchie diapositive può forse indurre a pensare che, forse, il discorso sia stato ripetuto innumerevoli volte, senza variazioni significative.
Per quanto riguarda la “pubblicità” dell’evento basti pensare che ero l’unica studentessa in sala tra 60 persone. La maggior parte erano uomini e donne con famiglia, sulla cinquantina: probabilmente appassionati del personaggio televisivo Giorgio Celli, piuttosto che docente. Vorrei che parlasse ai giovani e li spronasse perché tanto è stato scoperto, ma tanto c’è ancora da fare e mi sarebbe piaciuto sapere fino a che punto si è arrivati e in quale direzione, su quali argomenti, intraprendere degli studi.Forse l’assenza di giovani si può collegare anche con la scarsità d’informazioni sul sito stesso o su altre piattaforme.
Sarebbe stato inoltre interessante, secondo me, se il professore avesse invitato un suo studente a presentare una tesi o un progetto di ricerca. Penso che la gente debba essere consapevole del fatto la ricerca è interessante: per fare questo, le persone devono vedere le facce di chi lavora con l’etologia, devono vedere il loro entusiasmo.
Quando Celli ha accennato all’importanza della bellezza negli uccelli giardinieri sono rimasti tutti a bocca aperta: è importante conoscere gli animali, conviviamo con loro e non possiamo ignorarli; in questo modo, conoscendoli, anche chi non li ama può iniziare ad apprezzarli.
Io sono felice da questo punto di vista, perché so di poter far “conoscere” cani e cavalli e di farli amare.
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